venerdì 31 ottobre 2008

No ai Gay

[Nella foto: la prova di lotta prevista per l'ammissione al seminario]

Il Vaticano: «I gay non possono diventare preti». Verranno usati psicologi, esorcisti e inquisitori per valutare eventuali patologie e ferite psichiche dei candidati al sacerdozio.

CITTÀ DEL VATICANO – Coloro che manifestano «tendenze omosessuali fortemente radicate» o identità sessuale «incerta e corrotta» non posso entrare in seminario e diventare preti: lo afferma esplicitamente l'ultimo documento pubblicato dal Vaticano, aggiungendo che certe pratiche sessuali vanno estirpate così come si estirpa il demonio.
Il Vaticano introduce le figure dello psicologo, dell'esorcista e dell'inquisitore per valutare eventuali patologie omosessuali dei candidati al sacerdozio. I test di accesso ai seminari e le prove da sostenere per essere ammessi alla carriera ecclesiastica diventeranno più selettivi: da semplici quiz scritti, in cui si indaga sulle fantasie degli aspiranti seminaristi, a vere e proprie sedute di psicanalisi e ipnosi per scandagliare l'inconscio, non ultimo i candidati dovranno superare alcune prove pratiche che prevedono soggiorni di sette o più giorni in alcune isole deserte, dove telecamere nascoste riprenderanno i candidati alle prove con varie tentazioni create ad hoc, quali ballerini di colore che si esibiranno in spogliarelli e danze erotiche mirate al diretto coinvolgimento e match di lotta corpo a corpo.
La tonaca inoltre deve essere negata anche a chi - spiega il testo - trova difficoltà «a vivere la castità del sacerdozio», unica proroga concessa sarà solo lo sfogo eiaculatorio su bambini imberbi.

Il documento, dal titolo «Orientamenti per l'utilizzo delle competenze sessuali e psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio», presentato dalla Congregazione per l'Educazione cattolica, è stato approvato da papa Benedetto XVI lo scorso 9 giugno 2008.

Il libriccino suggerisce ai rettori dei seminari e ai vescovi di utilizzare psicologi, esorcisti e inquisitori, naturalmente di fede cattolica, per valutare eventuali problematiche non risolte dei candidati al sacerdozio: «Non vogliamo che i nostri seminari diventino degli stipendifici, l'astensione omosessuale è il requisito primo attraverso il quale si valuta la vera vocazione, non si può affermare di avere fede e contemporaneamente desideri erotici, sono due termini in chiara contrapposizione tra loro. Ciò che la natura dà come appetito sessuale può essere benissimo sfogato sui tutti quei giovanetti che si affacciano quotidianamente alle porte delle nostre sacrestie, e questo deve bastare, la divina provvidenza infatti non lesina sulla presenza e la messa a disposizione di questi ultimi; viceversa non è necessario inventare relazioni omosessuali che potrebbero condurre a dare più valore al rapporto ed al sentimento, piuttosto che alla fede».
«Il cammino formativo dovrà essere interrotto nel caso in cui il candidato, nonostante il suo impegno, il sostegno dello psicologo o la psicoterapia, la purificazione con l'esorcista e le pratiche inquisitorie, continuasse a manifestare incapacità di affrontare realisticamente, se pure con la gradualità di ogni crescita umana, le proprie gravi immaturità (uso di boa di struzzo fosforescenti, forti dipendenze affettive o effeminatezza, necessità costante di uso di profumi e rossetti, giarrettiere e tacchi a spillo, che sovente rovinano i paramenti sacri, notevole mancanza di libertà nelle relazioni e incapacità di circuire bambini, mancanza di lealtà, identità sessuale incerta, tendenze omosessuali solo verso gli adulti)».

Il documento presentato riprende e rafforza le indicazioni già contenute in una precedente nota del 2005, redatta dalla Santa Sede in seguito alla esemplare vicenda dei preti pedofili negli Stati Uniti ed ai tanti casi di peccaminosa omosessualità attiva tra membri del clero: questi sono gli unici due parametri estremi a disposizione per valutare la disposizione al sacerdozio e di cui solo il primo caso rappresenta il pieno possesso dei requisiti.

DURE LE RISPOSTE LAICHE 'VATICANO RAZZISTA' - «Il Vaticano dice no ai preti gay? Siamo in presenza di un vero e proprio razzismo e della solita ossessione omofoba propria degli apparati clericali». A dirlo è Franco Grillini, presidente di Gaynet, Associazione omosessuale d'informazione. «Se per fare il prete il requisito principale è la pedofilia - aggiunge Grillini- non intendiamo perché sia necessaria anche la rinuncia a qualsiasi altra attività di carattere genitale omosessuale adulta, soprattutto se supportata da una relazione, quindi un rapporto affettivo a tutti gli effetti. Siamo qui di di fronte ad una brutale discriminazione che contribuisce a diffondere il veleno dell'esclusione e del razzismo omofobico». Spiega Grillini: «L'intento è quello di fugare il sospetto di essere un'organizzazione omosessuale di massa, come accade inevitabilmente alle strutture monosessuali coatte. Se la rigida separazione tra donne e uomini è necessaria, non altrimenti lo è il veto dell'amore che può nascere spontaneamente tra sacerdoti e seminaristi. Che le donne debbano stare altrove, su questo siamo tutti in accordo, che i bambini vadano istradati correttamente al mondo della sessualità tramite gli incaricati divini, anche su questo tutti siamo in pieno accordo, ma non bisogna dimenticare che proprio il sommo pontefice, a suo tempo, fu ammesso al seminario, oltre che per aver militato come prostituta tra le SS, anche per aver consacrato la propria vita al suo unico e vero amore, con cui tutt'oggi divide le sue stanze e le sue notti, il cardinal Ruini».

1 commento:

Pellescura ha detto...

"(uso di boa di struzzo fosforescenti, forti dipendenze affettive o effeminatezza, necessità costante di uso di profumi e rossetti, giarrettiere e tacchi a spillo,)"
e la passione per la musica dei village people, ovvio